Spesso ho incontrato nelle mie sessioni di coaching Clienti “in crisi”, ai quali la vita propone sfide per le quali sono titubanti o comunque non si sentono pronti. Quali sono le dinamiche che si sviluppano in queste situazioni? Come uscirne? Che cosa serve fare?
Il buon Coach certo non dà risposte, ma è bravo ad allenare la capacità di decidere e di sviluppare consapevolezza, autonomia e responsabilità.
L’argomento è molto sfaccettato; vediamone alcuni aspetti:
I Cambiamenti sono quelli che avvengono all’esterno e coincidono con un momento definito; ne sono esempi un nuovo lavoro, il cambio di casa, l’alternarsi delle stagioni, la nascita di un figlio, il matrimonio…
Alcuni cambiamenti si vivono in modo spensierato e anche entusiastico, altri sono decisamente sfidanti, impegnativi, perché richiedono un cambio interiore, modelli di vita differenti dal passato, comportamenti che devono essere diversi e che non ci sono familiari; necessitano, dunque, di una Transizione della Psiche, che – in un lasso di tempo non breve – porta ad accettare dentro di sé il Cambiamento avvenuto al di fuori (per un approfondimento, leggi “Managing Transitions: Making the Most of Change” di William Bridges),
Non tutte le Transizioni sono spiacevoli, anzi. In generale, le identifichiamo quando lavoriamo molto su noi stessi e percepiamo stress.
Sono 3 le fasi che caratterizzano le Transizioni:
1) la fine: il passato è ancora presente e vi si rimane attaccati; siamo consapevoli che i comportamenti a cui siamo abituati non sono più applicabili, ma fatichiamo a cambiare; è la parte più difficile, ma, finché non chiuderemo quei cicli (per sapere che cosa sono i Cicli, leggi l’articolo che Antonella ha scritto su questo blog a luglio), non faremo passi avanti.
2) la zona neutrale: si ri-orienta l’azione, dal passato al futuro; è la fase più lunga, perché non ci sono più i punti di riferimento del passato ed ancora non abbiamo i punti di riferimenti del futuro. La nostra mente, che ama l’organizzazione e la chiarezza, sente poca energia, prova ansia e vive momenti di emotività.
3) l’inizio: cominciamo ad abbracciare il cambiamento ed individuiamo riferimenti per la nuova vita futura. Capiamo che cosa ci serve apprendere e cominciamo ad agire.
La Vita si dirige verso ciò che nutre e si ritrae da ciò che è nocivo. Le due azioni non possono avvenire contemporaneamente: se ci si sviluppa, non ci si difende e viceversa.
Tendenzialmente la Natura Umana è conservativa e sempre “sulla difensiva”: sebbene non sempre comodo, amiamo muoverci nello spazio che ci è abituale, che ci è noto, conservando i nostri punti di riferimento.
Tuttavia, anche non volendo o non subendo cambiamenti esterni, fa parte del nostro essere quello di essere sempre in fermento, soggetti a stimoli: ne sono un esempio una consapevolezza che non possiamo ignorare, un bisogno che sentiamo impellente, una nuova esigenza data dal passaggio da una fase all’altra della vita… quando così avviene, entriamo in crisi!
Pur di non uscire dalla zona di confort e per una sorta di istinto alla difesa, tendiamo forse inizialmente ad ignorare il bisogno che sentiamo dentro, ma questo puntualmente tornerà e vorrà essere soddisfatto.
L’unico modo per uscirne è quello di assecondare lo stimolo, di decidere di cambiare e di essere disponibili al cambiamento ed allo sviluppo, riducendo i meccanismi di difesa.
Certo non è facile decidere e per farlo è necessaria non solo la deliberata volontà, ma anche il sentirsi capaci.
Una volta presa la decisione, apriremo così le porte ad un nuovo modello, che, col tempo, diventerà una nuova zona di comfort… in attesa che un nuovo stimolo sopraggiunga!
Passare attraverso le Crisi è l’unico modo che abbiamo per apprendere.
Decidere di attualizzare nuovi modelli serve, infatti, per il nostro sviluppo personale: ne usciamo arricchiti, facciamo tesoro dell’esperienza, evitiamo di ripetere gli errori, siamo più forti nell’affrontare le criticità future!